lunedì 12 maggio 2014

William Golding - Il signore delle mosche (3)

sigurd (17-12-2008)

E' un'utile guida per quei giovani scrittori alla ricerca di consigli, soprattutto sul come evitare quegli errori fatali che potreste commettere nel dar fiato ai vostri pennelli intinti nell'inchiostro di china e della spregiudicatezza e che rischierebbero seriamente di farvi vincere il premio Nobel. Dio non voglia e abbia di voi pietà sempre.
Il signor Golding è esattamente un uomo da tapiro. Lui è una Vanna Marchi mondiale.
Ha scritto un'autentica porcheria e l'ha fatta spacciare per capolavoro. Non solo, ci ha creduto lui stesso. Il libro è un concentrato serio di strafalcioni. A partire dal concepimento.
Voi sareste in grado di andare a letto con vostro marito o vostra moglie e dire:
bella buzzicona/e mia/o stasera facciamo un bel figlioletto, maschio, con gli occhi azzurri, possibilmente con qualche lentiggine (non tante) e magari biondo! all'operaaa! sareste in grado? Ecco se sì, alzo le mani! Io ho un concetto un po' romantico del concepimento...
I libri così come i figli vengono soprattutto da un'esperienza intima,
amorevole, spesso sono proprio quelli pianificati che non vengono, e se vengono
non è mai come li vorremmo; non di rado gli scrittori (quelli onesti e sinceri)
paragonano i loro libri ai figli e spesso ne parlano con devozione quasi paterna.
Golding invece ha fatto l'errore più grosso che uno scrittore possa fare,
cercare di dimostrare una tesi e far convergere in essa storia e personaggi,
cavallo e cavaliere, forzatamente. Ne risulta un libro sciatto, vergognoso,
orripilante. Unica virtù: il titolo, per ovvi motivi.

Voto: 1/5

fonte: anobii