martedì 25 ottobre 2011

Emile Zola - Nana

Letizia scritto il Mar 1, 2011

Se nella mia prossima vita dovessi rinascere Nanà, uccidetemi, perchè sarei troppo stupida per rendermene conto e suicidarmi.
Va bene il clichè della donna frivola e stupidina, ma così è troppo. Dedicare un romanzo ad una donna del genere è scrivere quattrocentonovantadue pagine sul nulla.
Se Zolà avesse parlato di una mantenuta che con le sue arti oratorie, con il suo senso pratico o semplicemente con la sua furbizia riusciva ad ammaliare tutti gli uomini di una città devastata dal lusso e dai vizi, ne sarei stata lieta, perchè una donna che riesce dal nulla a diventare la donna più ricca e più invidiata della città, anche se con mezzi poco edificanti, sarebbe comunque da ammirare. Visto i nuovi costumi della nostra società potrebbe anche essere un esmpio da cui trarre qualche segreto, ma Nanà no.
Nanà è una donna stupida, pessima cantante e attrice, avida, cattiva, che non prova vergogna e rimorso nemmeno davanti ad un giovane che tenta di suicidarsi per lei e che fa la fine che merita. Una fine ingloriosa di una vita della quale potevamo anche non saperne niente.
Stilisticamente il libro è pesante, ridondante, prolisso, la descrizione di una festa, di una corsa di cavalli può durare anche sette pagine e tu sei lì a pensare: "Basta, non ce la faccio più". Il linguaggio è semplice, ma questo non basta a rendere la lettura scorrevole.
Non lo consiglio.


http://www.anobii.com/books/Nan%C3%A0/9788879836098/017c1ef6aafd667834/#

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