luca (31-03-2011)
Ho
 appena finito di leggere il romanzo e la mia impressione è che, per 
l'assegnazione del Nobel a Marquez e a questo libro, si sia tenuto più 
conto della "novità" creata dall'apparire sulle scene mondiali una 
cultura fino ad allora ignorata (quella sudamenricana per intenderci), 
che all'effettivo valore dell'opera. La stessa infatti, non scende 
assolutamente in profondità nell'animo di molti di loro e non dice 
assolutamente nulla di nuovo di quanto non si sappia su quei popoli: che
 siano stati colonizzati? Lo sapevamo! Che compagnie bananiere si siano 
impossessate delle loro terre? Lo sapevamo! Che vivono in un mondo pieno
 di pregiudizi e riti alchemici e/o religiosi? Lo sapevamo! Che si 
chiamano tutti con lo stesso nome e fisicamente si assomigliano più o 
meno tutti? Lo sapevamo! Per cui, cosa mi lascia questo romanzo? Una 
selva di nomi tutti uguali tra cui confondersi, una serie di diavolerie 
assurde spesso immotivate (una che fa disegni sui muri con le proprie 
feci ? Un'altro circondato da farfalle gialle? Un altro ancora che 
appare dopo decine di anni e gli sparano subito in testa? Lutti che 
colpiscono la casa in continuazione come se fosse di colpo scoppiata la 
peste?) Insomma, tali vicende astruse e insensate devo confessare mi 
hanno a volte dato la sensazione di leggere del ghiaccio venduto agli 
esquimesi, per restare in tema col romanzo. Ho letto di molto, molto 
meglio.
Voto: 1 / 5
http://www.ibs.it/code/9788804404071/garc-iacute-a-m-aacute-rquez-gabriel/cent-anni-di-solitudine.html 
Poesia...
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